RIFLESSIONI ACCANTO AL PIAVE

Un tempo ormai lontano, avendone l'opportunità per la vicinanza alla scuola nella quale prestavo servizio, talvolta durante la pausa pranzo facevo qualche breve puntata nella macchia della golena del Piave, entro la vasta ansa del fiume a ridosso del Montello. Era come trovarsi in un luogo magico, su una sterminata pietraia che racconta la primordiale storia del pianeta, in un silenzio e una solitudine totali, entro una natura un po' selvaggia, incontaminata, ambito propizio alla meditazione sulle problematiche che più mi stavano a cuore. Accanto al fiume che è stato ed è arteria vitale per una notevole parte del Veneto, la mente non poteva restare indifferente: era come trovarsi fianco a fianco ad un vecchio, grande, provvido tutore. Il Piave, infatti, alimenta le falde freatiche che danno la linfa vivificante all'habitat umano e fornisce l'acqua ai canali di irrigazione, elemento indispensabile per l'agricoltura. Esso offre da millenni il materiale inerte (sabbia, ghiaia, ghiaione, calcare) per la costruzione di case, paesi, città, strade, ecc. Quando non era ancora arrivata la motorizzazione dei trasporti, esso consentiva di trasferire mediante chiatte e barconi le merci più svariate, non compatibili per peso e dimensione con le limitate possibilità dei mezzi a trazione animale. Da ricordare che con la forza della sua corrente ha consentito il trasporto dai boschi montani alla laguna dei grossi tronchi di quercia per la costruzione delle fondamenta su cui è sorta Venezia con la sua magnificenza e, particolarmente, per l'allestimento della flotta con cui la Serenissima ha portato l'intraprendenza e la sagacia venete fino a lidi lontani. Attraverso le centrali elettriche questo fiume fornisce l'energia alle industrie, all'artigianato e alle più svariate entità operative fino alle molteplici esigenze domestiche. Inoltre, nella prima Grande Guerra, è stato il baluardo che ha sbarrato definitivamente il nemico, con la conseguente fine vittoriosa della immane, atroce ecatombe di giovani vite. Molto si potrebbe dire ancora dei doni che il Piave ci ha dato e ci dà, anche se non mancano eventi negativi come certe disastrose alluvioni determinate, peraltro, da eccezionali avversità meteorologiche. Di fronte a questa realtà, nella serenità di un ambito amico, il pensiero si sentiva spinto a spaziare in una dimensione ideale, accostando al perenne benefico fluire del fiume, la riflessione sul mio percorso esistenziale. Percorso mirato non solo al personale progresso, ma aperto anche all'intento di fornire un sia pure minimo contributo al cammino del mio mondo, specie in termini di umanità. Tutto questo da perseguire particolarmente nell'ambito del progetto formativo in cui operavo ma, appunto, anche in un contesto più complessivo. Da ciò sono nati gli umili versi qui di seguito esposti col titolo "Ansa del Piave".
Ansa del Piave

Ansa del Piave
che dai monti t'allarghi
al piano, immensa,
bianca, petrosa:
sei scivolo del vento
che cala dalle vette
e ti corre ebbro,
selvaggio.
Tu lo guidi al bosco
ove s'appiglia a fronde
e al pie' del colle
posa la sua forza.

V'è un impetuoso ardore
che, come un vento,
da alti ideali scende
e scuote l'animo mio,
ma non v'è appiglio
ove fermi la sua forza:
solo spazi immensi
s'aprono al suo impeto
e non v'è argine
che ne fermi il dilagare
davanti al mio sgomento.
Lino Spigariol